La Blue Economy

La Blue Economy, teorizzata per la prima volta dall’economista e imprenditore Gunter Paoli, è andata a intercettare negli ultimi anni diverse filiere produttive legate al mare, ma di che cosa si tratta?

Per Blue Economy si intende tutte le attività umane che utilizzano il mare, le coste e i fondali come risorse per attività industriali e lo sviluppo di servizi, quali ad esempio acquacultura, pesca, biotecnologie marine, turismo marittimo, costiero  e di crociera, trasporto marittimo, porti e settore cantieristico, energie rinnovabili marine, inserite in un’ottica di sostenibilità.

La Blue Economy di conseguenza rappresenta una strategia a lungo termine per sostenere la crescita economica locale e nazionale.

La Blue Economy in Italia

In un Paese come l’Italia, bagnato dal mare per circa l’80% dei suoi confini, la Blue Economy rappresenta una parte importante del proprio sistema produttivo e sociale. Alcuni dati*:

  • 200 mila imprese operano nella Blue Economy, pari al 3,1% delle imprese totali italiane.
  • +7,8% di nuove imprese (nel 2016)
  • 800 mila occupati, pari al 3,5% della occupazione complessiva nazionale
  • 10 imprese su 100 sono gestite da under 35
  • 20 imprese su 100 sono a guida di donne

* Fonte: IV Rapporto Economia del Mare, Camera di Commercio di Latina,  Anno di pubblicazione 2017

La Blue Economy in Liguria

Il mare è la  risorsa di crescita e sviluppo non soltanto nello scenario nazionale ma anche nel locale.

La Liguria è la regione in cui l’economia del mare ha un peso maggiore sul proprio tessuto imprenditoriale grazie a un’incidenza delle aziende della blue economy pari al 9,1% sul totale  regionale* con:

  • 156 aziende che operano nel campo della Blue Economy.
  • 13 miliardi di euro di produzione.
  • 2,49% di ricavi nel 2016 rispetto all’anno precedente.

* Fonte: «L’Economia del Mare traina Top 500» di Giulia Gotelli, 6 dicembre 2017, La Repubblica versione online